Gabbia
Sul palmo della sua mano
altri tracciarono linee di gabbia, e vi rinchiusero
il suo vissuto. E io,
figlio di arabia, non sopporto
un uccello imprigionato. Ogni volta
che lei mi porgeva la mano,
io cancellavo una riga.
E liberavo uccelli.
(I libri del merlo Pietro Lista, Accademia del libero merlo maschio -vicolo del merlo maschio - saviano (na)
***
Sotto il segno dello scorpioneSono nato sotto il segno dello scorpione.
Cosi’ mi dissero i vecchi del villaggio
con i loro visi vaganti come foglie d’autunno
che mi volavano davanti. Mi dissero anche
che quando nacqui in novembre non caddero
stelle nel cielo. Ero uno straniero
capitato in un sogno senza fondo.
Mia madre, pero’
nacque dal vento caldo.
E quando gli autunni andarono e non tornarono,
come torna il merlo alla sua siepe.
i miei passi si persero in altri luoghi . Le donne,
come il tempo, si specchiarono nella finestra
come un melograno che perde le foglie.
Io sono una mezza stagione.
Sogni verdi gia’
abbandonano il mio corpo come
neve abbandona la nuvola.
E, con gli anni, ho anche imparato
a togliermi la pelle di dosso. Come se fossi un serpente intrappolato
tra le forbici e il foglio. Cosi’ il mio destino
fu deciso con parole strappate dalle radici
del dolore. Con la lingua divisa in due. Una, l’arabo,
per ricordare mamma la sera,
l’altra, l’ebraico, per amare d’inverno.
***
Oblio
Strane persone siedono
al caffe’ la sera.
Il giorno si e’ gia’ dimenticato,
sfuggito tra le dita senza sapere
cosa resta in fondo. Senza sapere amore.
E nel rumore specchiato nella vetrina,
e i discorsi su questo e quello, e specialmente
l’aumento della contingenza in novembre,
e il calo della quotazione dell’oro, io quoto
l’oblio. Questo si apre
sulle stanze della felicita’. Perche’, con tante memorie,
tu dimentichi chi sei. Chi e’ brutto e chi
e’ bello. Dimentichi chi di spada colpisce e chi di spada perisce, e chi
attende la morte al tavolo del caffe’. E di sorso in sorso,
scoprirai alla fine, li’sul torbido fondo
della tazza, che l’oblio
e’ l’origine della memoria.
***
Traduzioni dall’ebraico: Jack Arbib